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07/10/2015
Pubblicazioni economiche

L’Asia di fronte al rallentamento cinese

L’Asia di fronte al rallentamento cinese

L’economia cinese è sotto i riflettori da diversi mesi: svalutazione dello yuan, crollo del mercato azionario, calo dei prezzi dell’immobiliare, paura di un eccessivo rallentamento economico, dubbi sull’affidabilità dei dati pubblici e in generale un’incertezza sul processo di riequilibrio condotto dalle autorità. In questo contesto preoccupante, gli altri paesi asiatici appaiono come le prime vittime potenziali in caso di atterraggio brusco dell’economia cinese.
Mentre dall’inizio del 2000 hanno beneficiato della prossimità geografica e delle specializzazioni di settore per commerciare massivamente crescendo sulla scia della Cina, ora la loro integrazione sembra essere diventata un fattore di rischio, dal momento che la Cina ha contribuito per il 32% circa della crescita mondiale e il 72% della crescita dell’Asia emergente dal 2000. Dopo aver esaminato il rallentamento cinese, evidenziamo in questo panorama come i paesi asiatici risentono della perdita di competitività che ha accompagnato questo scarso dinamismo dell’attività; in seguito individueremo i paesi più vulnerabili a questa evoluzione di cui prenderemo in considerazione tre canali di trasmissione: il commercio, il prezzo delle materie prime e i finanziamenti.

Le conclusioni di questo studio sono molteplici. Innanzitutto, Hong Kong e Singapore, due mercati finanziari e hub commerciali, sono particolarmente vulnerabili al rallentamento cinese, attraverso il canale commerciale e finanziario. Altri paesi, tra cui prima di tutti la Mongolia, dovrebbero essere penalizzati dal calo dei prezzi delle materie prime e dalla riduzione degli investimenti cinesi nei settori cui sono legati. Al contrario, due paesi della regione sembrano ora più immuni degli altri: India e Filippine. Tra questi due gruppi, Tailandia, Malesia e Indonesia sono in una posizione intermedia: se da un lato la loro esposizione al rallentamento cinese attraverso i flussi commerciali e finanziari sia elevata, dall’altro non è sufficiente per fare deragliare la loro crescita in caso di atterraggio morbido dell’economia, rispecchiando lo scenario atteso da Coface (crescita cinese anticipata a 6,7% nel 2015 e 6,2% nel 2016).

PanoAsia

SOMMARIO:

  • Studio. Il rallentamento cinese: segnale di un modello vacillante che deve essere reinventato?
  • Il commercio: principale canale di trasmissione del rallentamento cinese sull’Asia
  • La fine del modello cinese “a basso costo”: un fattore chiave per gli investitori esteri
  • Quali sono i rischi di contagio finanziario?

 

 

 

 

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