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Crisi d’impresa: evoluzione, segnali e monitoraggio

Negli ultimi anni, il tema della crisi d’impresa è diventato sempre più importante nel contesto italiano ed europeo. L’introduzione in Italia del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ha promosso strumenti come la composizione negoziata, volti a favorire l’emersione anticipata delle difficoltà aziendali. Lo spirito è per certi aspetti simile a quello che anima la procedura nota come “Chapter 11” negli Stati Uniti: agevolare il risanamento dell’impresa in difficoltà per rimetterla nelle condizioni di tornare a operare sul mercato.

Evoluzione

Lo strumento ha avuto un indubbio successo. Tuttavia, vi è una percentuale consistente di imprese, che nonostante il ricorso alla composizione negoziata, conclude il percorso passando a “procedure non volontarie” o equivalenti. In pratica, queste imprese falliscono: è relativamente frequente il ricorso alla “Liquidazione Giudiziale”, assimilabile al vecchio istituto del fallimento.

Da agosto 2024 si nota una crescita improvvisa e decisa del numero di “procedure” o “strumenti di composizione”

Numero di procedure registrate secondo la vecchia normativa

Figura 1 - numero di procedure registrate secondo la vecchia normativa o la nuova normativa della composizione negoziata (fonte: elaborazione su dati opendata.mc.camcom.it)

In Europa la situazione è simile: le analisi di Coface mostrano come tutti i paesi manifestino una tendenza alla crescita del numero di insolvenze, sia pure con andamenti differenti nel tempo.

Trend insolvenze USA, Regno Unito, Giappone, Brasile

 

Trend insolvenze Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi

Non solo crisi di impresa

La liquidità delle imprese italiane risente notevolmente anche delle cessazioni “non patologiche”, cioè le liquidazioni volontarie: l’impresa chiude perché ritiene che non vi siano più le condizioni per portare avanti l’attività. Nel primo trimestre del 2025 Movimprese ha registrato un saldo negativo tra imprese neocostituite ed imprese cessate. La timida inversione di trend nel secondo trimestre del 2025 è dovuta a una ripresa fortemente concentrata in alcuni territori, di cui è ancora complesso dare una lettura sistemica.

Un saldo negativo di imprese che cessano in bonis ha un impatto significativo sul cash flow delle imprese, che vedono assottigliarsi le fonti di finanziamento, e contribuisce alla “propagazione” del contagio.

Come proteggersi? La scomparsa dei segnali forti

Uno degli aspetti più critici è la riduzione dei segnali forti come protesti e pregiudizievoli, o l’accesso alla finanza alternativa, che non lascia “tracce” ufficiali. Questo rende difficile identificare tempestivamente le situazioni di crisi.

Ad esempio, I dati ISTAT mostrano un calo costante del tasso di imprese protestate. L’evoluzione dipende naturalmente da vari fattori, ma un ruolo significativo lo giocano la popolarità sempre minore di strumenti come cambiali e assegni (sull’onda delle innovazioni digitali nelle pratiche di pagamento) e l’attività di enti come il Registro informatico dei protesti (REPR) e la Centrale di allarme interbancaria (CAI). Ciò ridimensiona l’utilità di tale indicatore come segnale “forte” per riconoscere una condizione di rischio.

Tasso imprese protestate

Figura 2: Tasso imprese protestate (2013-2022). Il trend decrescente evidenzia una ridotta visibilità delle difficoltà finanziarie.

Cogliere i segnali alternativi

In assenza di segnali forti diventa essenziale l’idea di prossimità al rischio: un approccio consolidato nell’ambito dell’assicurazione dei crediti, che prevede l’accesso a canali alternativi di raccolta delle informazioni per raccogliere quanti più segnali possibile dal mercato e identificare in modo tempestivo l’insorgere di comportamenti anomali o di trend micro-settoriali che consentano un monitoraggio anticipato e generino segnali di early warning (segnali “deboli”) per i clienti.

Protezione della liquidità

Strumenti come l’Assicurazione del Credito, il Recupero del Credito e la Business Information consentono all’impresa di proteggere la liquidità da eventi inattesi, e di beneficiare dell’attività di analisi costante che Coface effettua, in termini di presidio del rischio, a livello globale e internazionale.

L’estensione della rete internazionale di un player come Coface consente alle imprese Italiane di esportare con tranquillità: l’attività di monitoraggio e presidio del rischio è svolta da Coface in ogni paese estero in cui è presente con la stessa expertise e lo stesso rigore.

Monitoraggio e rischio di contagio

La crescente interconnessione tra imprese ha aumentato il rischio di contagio finanziario. La crisi di un attore può propagarsi lungo la filiera, coinvolgendo fornitori e clienti. Studi recenti evidenziano come il rischio di default tenda a trasmettersi soprattutto a monte della filiera.

Per interrompere la catena del contagio è fondamentale adottare sistemi di monitoraggio continuo e analisi dei segnali deboli, e incrementare la resilienza delle imprese rispetto alle turbolenze del mercato. Modelli quantitativi e analisi di scenario permettono di identificare le imprese più vulnerabili e intervenire tempestivamente.

La gestione della crisi d’impresa richiede un approccio proattivo. L’evoluzione normativa e l’aumento delle procedure impongono l’adozione di strumenti di monitoraggio avanzati, capaci di cogliere segnali deboli e valutare il rischio di contagio. Solo così sarà possibile tutelare la continuità aziendale in un contesto economico incerto.

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