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29/09/2021
Pubblicazioni economiche

Nuova ondata di movimenti sociali post-pandemia

Nuova ondata di movimenti sociali post-pandemia

IL COMMERCIO INTERNAZIONALE VITTIMA COLLATERALE

Le restrizioni legate alla pandemia avevano temporaneamente messo un freno all'aumento dei movimenti sociali: ora si presentano con una nuova ondata. La ripresa delle proteste di massa, già forte dal 2017, principalmente nei paesi emergenti, dovrebbe accelerare nuovamente a causa del deterioramento senza precedenti degli indicatori socio-economici.

A seguito della crisi, l'indicatore di rischio sociale e politico di Coface, che tiene conto di questi criteri socio-economici, ha raggiunto un record mondiale pari al 51% nel 2020 e, in particolare, al 55% nei paesi emergenti. Le pressioni sociali sono aumentate in alcuni grandi paesi asiatici emergenti come Malesia, India, Thailandia e Filippine, nonché in paesi nordafricani come Algeria e Tunisia.

Diversi paesi in Asia, America Latina, Africa ed Europa orientale sono già entrati in questa nuova ondata di proteste, alimentata da fattori sanitari, socio-economici e politici.

Questi movimenti sociali avranno un impatto sull'attività economica dei paesi colpiti, compreso il loro commercio estero. Coface stima che un movimento sociale di massa abbia, in media, un impatto negativo particolarmente evidente e permanente sulle esportazioni di beni del paese colpito. Negli anni in cui si verificano tali movimenti, le esportazioni sono inferiori in media del 4,2% rispetto al loro potenziale stimato; addirittura nei tre anni successivi rimangono inferiori tra il 6,3% e l'8,9%. Lo shock sulle importazioni invece è più debole e più transitorio.

È probabile che lo shock sul commercio vari notevolmente a seconda dell’entità di questi movimenti sociali: persistenza e intensità si rivelano fattori determinanti. Inoltre lo shock dipende dalle richieste del movimento: le proteste che interessano richieste socio-economiche - quindi con maggiori probabilità di emergere dopo la pandemia - hanno, in media, effetti più duraturi e più gravi. A tre anni dallo shock, le esportazioni restano inferiori del 20,7% rispetto al potenziale e le importazioni del 5,6%. Inoltre, lo scarso margine di manovra nella politica economica dei paesi emergenti per limitare gli effetti dei disordini sociali potrebbe amplificarne l'impatto sul commercio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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