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03/05/2018
Pubblicazioni economiche

Rischio di cambio in Africa: allentamento nel 2018 ma le riserve si stanno esaurendo

Rischio di cambio in Africa: allentamento nel 2018 ma le riserve si stanno esaurendo

Il rischio di cambio è ancora elevato sul continente africano: testimone il deprezzamento di oltre il 30% del kwanza angolano dopo la liberalizzazione parziale del regime di cambio a gennaio 2018. Lo shock del calo dei prezzi delle materie prime, e in particolare quello del petrolio a partire dall’estate 2014, ha destabilizzato numerosi paesi africani. Sulla scia della scarsa performance delle sue principali economie (Nigeria, Sudafrica e Angola), la crescita della regione ha rallentato al suo livello più basso per 20 anni nel 2016. Oltre al rallentamento dell’attività, l’evoluzione dei prezzi dei prodotti di base ha portato al peggioramento dei termini di cambio e con pressioni al ribasso per la maggior parte delle valute africane.

I tassi di cambio dei paesi esportatori di petrolio, Nigeria e Angola in testa, e di risorse minerarie (Mozambico, Zambia) sono stati sottoposti a forti pressioni portando in molti casi a deprezzamenti importanti, malgrado l’utilizzo di riserve di cambio per attenuarne l’ampiezza. Così, dal 2013, la maggior parte delle valute africane ha perso oltre il 20% del valore. Per le imprese, tali deprezzamenti hanno portato in particolare a una accelerazione dell’aumento dei prezzi dei prodotti importati e ad un incremento del peso del loro debito denominato in valuta. Per quelle che esportano e/o importano da e verso questi paesi,l’instabilità delle valute è anche sinonimo di costi più elevati per le transazioni transfrontaliere. In alcuni casi (Nigeria, Angola e Rep. Democratica del Congo) la scarsa liquidità ha reso più difficili il rientro dei profitti così come le transazioni all’interno delle frontiere. Il controllo di capitali (Egitto) e/o delle importazioni (Algeria), messo in atto per contenere le pressioni sul mercato valutario, ha avuto conseguenze dirette sulle operazioni delle imprese. Nel 2017, il movimento di deprezzamento si è attenuato grazie all’incremento dei prezzi delle materie prime, ma, come mostra l’indice di tensione sul mercato valutario di questo studio, in alcuni paesi rimangono forti pressioni al ribasso (Rep. Democratica del Congo, Etiopia, Angola, Liberia, Guinea). Per i paesi che dipendono di più dalla  rendita di materie prime, gli squilibri relativi al forte deterioramento delle bilance finanziarie e dei conti correnti tra il 2014 e il 2016 continuano a mantenere la pressione sui tassi di cambio. In questo periodo, con la diminuzione delle riserve internazionali, la vulnerabilità a nuovi shock esterni deve essere tenuta sotto controllo.

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