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21/04/2016
Pubblicazioni economiche

Settore dell’acciaio: produzione a tutto spiano?

Settore dell’acciaio: produzione a tutto spiano?

Dopo il periodo fortunato degli anni 2000, segnato dal “boom” delle materie prime e dal grande slancio della Cina, divenuta il primo produttore e consumatore, l’indomani dei giorni di festa sono difficili per il settore dell’acciaio: otto anni dopo la crisi del 2008, risente ancora di forti eccessi di capacità che penalizzano le imprese.
Il rallentamento strutturale dell’economia cinese è certamente al primo posto sul banco degli imputati, ma sono in atto anche altri fattori: diminuzione e terziarizzazione dell’attività nel resto del mondo, correlazione dei prezzi dell’acciaio con quelli delle altre materie prime non rinnovabili, ancora in calo.

In questo contesto di domanda debole, le capacità di produzione dell’acciaio cinese sono passate da 660 milioni di tonnellate nel 2008 a 1,12 miliardi nel 2015. Così, oggi il paese sommerge il resto del mondo del suo surplus di acciaio con il rischio di provocare tensioni bilaterali, dal momento che ciascun paese si preoccupa di proteggere le proprie imprese nazionali. Di fronte a una domanda domestica debole e alla concorrenza straniera, le difficoltà finanziarie si accumulano per le imprese del settore tra quelle più indebitate e quelle meno redditizie al mondo.

Secondo Coface, dopo il calo del 2,2% registrato nel 2015, la produzione mondiale di acciaio dovrebbe nuovamente contrarsi del 2,5% nel 2016. La prima diminuzione delle capacità di produzione cinesi di 40 milioni di tonnellate nel 2015 e la situazione estremamente difficile dei produttori di acciaio, confermano questo scenario.

Nel 2016 la domanda di acciaio dovrebbe rimanere debole dopo il calo del 2,5% nel 2015 sotto l’effetto della Cina. Esistono barlumi di speranza a lungo termine: Coface prevede un’evoluzione della domanda mondiale all’1% nel 2017, e un 2,5% in media negli anni successivi, grazie a prospettive favorevoli di aumento della popolazione urbana nei paesi emergenti.

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  • La Cina ha il controllo
  • Il resto del mondo è ormai contaminato
  • Verso un nuovo equilibrio nel 2018

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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