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19/04/2018
Pubblicazioni economiche

Le nuove rotte commerciali nel Mediterraneo

Le nuove rotte commerciali nel Mediterraneo

Il ritorno del protezionismo sulla scena internazionale ha puntato i riflettori sugli accordi di libero scambio. Ora che l’America si è chiusa, altre regioni del mondo hanno deciso di aprirsi, ridisegnando le alleanze commerciali. Questo nuovo slancio di liberalizzazione potrebbe ridare fiato a un tentativo di cooperazione innescato da quasi una trentina d’anni in una delle più antiche regioni commerciali del mondo. I paesi del bacino del Mediterraneo si sono lanciati nel 1995 in un ampio progetto di creazione di uno spazio economico integrato. L’ Accordo di Barcellona, è un accordo globale di libero scambio, costruito sul modello europeo, e con l’obiettivo di far diventare il Mediterraneo uno spazio di libera circolazione di beni. A che punto siamo oggi?

Accordo di Barcellona, Partnership euro mediterranea, Unione per il Mediterraneo: i nomi cambiano con il passare degli anni ma siamo ancora lontani dagli obiettivi prefissati negli anni ’90. Mentre l’Asia ha accettato la sfida con successo, i paesi del Mediterraneo commerciano relativamente poco tra loro. La quota di commercio intra-mediterraneo negli scambi commerciali dei paesi della regione tende a diminuire leggermente. Come si spiegano questi risultati deludenti? Innanzitutto, l’accordo di Barcellona mirava a creare una zona di libero scambio regionale, per il momento rappresenta solo una moltitudine di accordi bilaterali tra l’UE e ciascun paese del Sud. Esistono degli accordi regionali che legano tra loro alcuni paesi dell’Africa settentrionale, la Turchia ha sviluppato la propria rete di cooperazione, ma siamo ben lontani dal modello di una zona di libero scambio. Al momento, la liberalizzazione degli scambi nella regione, sebbene incompleta, produce al momento pochi risultati. Anche in questo caso le spiegazioni sono molteplici. Oltre alla similarità delle economie che la compongono, la complessità del quadro istituzionale, la persistenza di misure protezioniste e le ripercussioni della crisi del 2009 e quelle delle primavere arabe hanno limitato l’espansione degli scambi.

Malgrado tutto, ci sono speranze. La struttura degli scambi commerciali nella regione ha subito dei cambiamenti dal 2000. Alcune economie del Sud e dell’Est si stanno specializzando in settori a più alto valore aggiunto e iniziano la loro ascesa. Le esportazioni di beni legate alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione si sono evolute (Tunisia e Marocco), mentre il settore automobilistico registra il progresso nelle catene integrate del valore della regione (in Marocco). In questo contesto, i beni a più basso valore aggiunto, come quelli del settore tessile-abbigliamento, ormai sono meno commercializzati nella regione. Altra tendenza positiva: emergono nuovi attori nell’approvvigionamento di materie prime (energia, chimica e costruzioni), in particolare in Grecia, Cipro, Malta ed Egitto.

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