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08/03/2022
Pubblicazioni economiche

Conflitto Russia-Ucraina: Stagflazione In Vista

Conflitto Russia-Ucraina: Stagflazione In Vista

L'escalation del conflitto in Ucraina e l'invasione di quest'ultima da parte dell'esercito russo il 24 febbraio ha provocato agitazione sui mercati finanziari e aumentato drasticamente l'incertezza sulla ripresa dell'economia globale a due anni dall'inizio della pandemia di COVID-19.

La Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio, il secondo produttore di gas naturale e tra i primi cinque produttori mondiali di acciaio, nichel e alluminio, pertanto è molto probabile che qualsiasi riduzione significativa delle forniture di energia e delle spedizioni di metallo porti a un rialzo dei prezzi globali per queste merci. Per questo motivo, il giorno in cui è iniziata l'invasione, in tutto il mondo, i mercati finanziari sono crollati e i prezzi del petrolio, del gas naturale, dei metalli e delle materie prime alimentari (soprattutto i cereali) hanno subito un forte incremento. I prezzi elevati delle materie prime erano uno dei rischi già riconosciuti da Coface come potenzialmente dirompenti per la ripresa, l'escalation del conflitto tra Russia e Ucraina aumenta la probabilità che i prezzi delle materie prime rimangano elevati per lungo tempo. Inoltre, si è intensificata la minaccia di un'inflazione elevata di lunga durata, non solo per i beni primari, aumentando così il rischio di disordini sociali sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti. Industrie come l'automotive, i trasporti, la chimica e più in generale tutti i settori che utilizzano le suddette materie prime come input sono particolarmente vulnerabili.

Inoltre, considerata l'entità delle sanzioni annunciate dai Paesi occidentali e dai loro alleati, l'economia russa sarà in grande difficoltà e ricadrà nuovamente in (profonda) recessione nel 2022, portando Coface a declassare la valutazione rischio paese da B a D. A causa della dipendenza dal petrolio russo e, soprattutto, dal gas naturale, l'Europa sembra essere la regione più esposta alle conseguenze di questo conflitto. Rimpiazzare tutta la fornitura russa di gas naturale all'Europa (~40% del consumo totale europeo) è praticamente impossibile nel breve e medio periodo, inoltre gli attuali livelli dei prezzi, se mantenuti fino a fine anno, avranno già un effetto significativo sull'inflazione. Coface stima almeno 1,5 punti percentuali di inflazione aggiuntiva nel 2022 rispetto alla precedente previsione sull'Eurozona, che, a sua volta, eroderà i consumi delle famiglie e ridurrà la crescita del PIL. Mentre alcuni paesi, come Germania e Italia, dipendono maggiormente dal gas naturale russo, l'interdipendenza commerciale dei paesi della zona euro suggerisce un rallentamento generale (1 punto percentuale dopo aver tenuto conto degli impatti sul commercio estero e sugli investimenti delle imprese). Un taglio completo della fornitura di gas naturale russo aumenterebbe il costo di almeno 4 punti percentuali, portando la crescita annuale del PIL a zero nel 2022.

Nel resto del mondo, mentre le conseguenze economiche si faranno sentire principalmente attraverso l'incremento dei prezzi delle materie prime, che alimenterà le pressioni inflazionistiche già esistenti in gran parte del globo prima del conflitto, il calo della domanda dall'Europa ostacolerà il commercio mondiale. Come sempre, quando i prezzi delle materie prime salgono, gli importatori netti di energia e prodotti alimentari saranno particolarmente colpiti, e ancor di più in un contesto di prezzi incerti e volatili, con lo spettro di gravi interruzioni dell'approvvigionamento in caso di un'ulteriore escalation del conflitto, e sanzioni e ritorsioni aggiuntive che ogni paese potrebbe adottare. In breve, il mondo è cambiato, e di conseguenza i rischi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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