Barometro del rischio paese 2° trimestre 2016 – Cina e Stati Uniti, due colossi dai piedi d’argilla

L’ECONOMIA MONDIALE RIMANE INTRAPPOLATA IN UNA CRESCITA ATONA ALLA “GIAPPONESE”, NONOSTANTE LE POLITICHE MONETARIE SEMPRE PIÙ ESPANSIVE
Numeri di crescita positivi in Europa, ripresa di numerose valute emergenti e dei prezzi del petrolio: in primavera i segnali di tranquillità si erano moltiplicati prima del referendum britannico del 23 giugno.
Questa quiete è solo apparente, data la presenza di molti rischi “micro” sotto la superficie “macro”. Stati Uniti e Cina, le due principali economie mondiali, le cui valutazioni paese sono state declassate rispettivamente ad A2 e B, rispecchiano perfettamente questa tendenza. In Cina, gli indicatori economici più seguiti, come la crescita del PIL, le vendite al dettaglio o ancora la produzione industriale, mostrano una stabilizzazione della crescita. I fallimenti d’impresa però sono in forte aumento. Negli Stati Uniti, dietro al calo continuo della disoccupazione si nascondono imprese la cui redditività sta peggiorando e che investono sempre meno.
Ma le somiglianze tra Cina e Stati Uniti finiscono qui, dal momento che queste vulnerabilità “micro” sono diverse da una parte all’altra del Pacifico. In Cina, le imprese risentono dell’eccesso di capacità e del sovra indebitamento, che richiederanno tempo per il loro riassorbimento, mentre negli Stati Uniti i problemi delle imprese sono più ciclici che strutturali: sei anni dopo l’inizio del processo di ripresa di cui hanno pienamente beneficiato, è stato raggiunto il punto di svolta con un aumento delle insolvenze a inizio anno, per la prima volta dal 2010.
Se si conta anche il Giappone (declassato ad A2 a marzo), sono tre le maggiori economie che assistono all’aumento del rischio credito delle imprese in questa prima parte dell’anno. Prevedibilmente, i paesi asiatici sono penalizzati dal rallentamento cinese (declassamento di Corea, Hong Kong, Singapore e Taiwan). Prima del referendum britannico, l’Europa era, una volta tanto, portatrice di buone notizie: le valutazioni paese della Francia o dell’Italia sono state infatti riviste al rialzo (rispettivamente ad A2 e A3), grazie alle insolvenze in calo, profitti che hanno smesso di diminuire e condizioni del credito sempre più favorevoli. L’Europa centrale e orientale beneficia della ripresa dell’eurozona: Romania, Slovenia, Lituania e Lettonia sono state riclassificate. In Europa quindi, le imprese dovrebbero registrare una dinamica positiva nei prossimi mesi, sempre che le ripercussioni del voto del 23 giugno e le altre molteplici incertezze politiche non rovinino la festa.
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Cina e Stati Uniti, due colossi con i piedi d’argilla
- Barometro revisione delle valutazioni rischio paese
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