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21/02/2022
Pubblicazioni economiche

Barometro Rischio Paese e Settoriale 4° Trimestre 2021

Barometro Rischio Paese e Settoriale 4° Trimestre 2021

A due anni dall'inizio della pandemia, l'economia globale continua a riprendersi, ma deve ancora affrontare sfide significative. Dopo la pausa del 3° trimestre, l'emergere della variante Omicron e la sua rapida diffusione in ogni regione del mondo ha messo in luce l'imprevedibilità della pandemia, nonostante i progressi nelle campagne vaccinali. Di conseguenza, la situazione sanitaria ha nuovamente richiesto quest’inverno l'attuazione di nuove restrizioni nella maggior parte dei paesi. Tuttavia, alcuni paesi europei hanno introdotto blocchi parziali, mentre complessivamente le misure sono state molto meno drastiche rispetto alle ondate precedenti. Di conseguenza, gli effetti diretti sulle economie stanno diventando meno significativi ad ogni ondata, sebbene le conseguenze rimangano particolarmente negative per i settori direttamente interessati come il trasporto aereo, il turismo, gli hotel e la ristorazione. In altre parole, il mondo ha imparato a convivere con la pandemia.

Questa nuova ondata ha inasprito uno dei principali fattori che influenzano la ripresa globale: le interruzioni delle catene di approvvigionamento. Dopo aver inizialmente colpito l'industria automobilistica, le difficoltà di approvvigionamento si sono estese alla maggior parte dei settori del manifatturiero e delle costruzioni, rimanendo particolarmente acute a inizio 2022. Mentre il ritorno alla normalità rimane difficile da prevedere, sembra che il progressivo allentamento a partire dal 1° semestre potrebbe essere troppo ottimista: è improbabile che le interruzioni delle catene di approvvigionamento si risolvano entro la prossima estate, malgrado le pressioni della pandemia si attenueranno con il ritorno dell’estate. Pertanto, anche l'altro grande rischio evidenziato nel nostro precedente Barometro, ovvero uno slittamento dell'inflazione duraturo, sta diventando sempre più significativo, soprattutto perché l’aumento dei prezzi delle materie prime, alimentato dall'inerzia a breve termine dell'offerta e dalle tensioni geopolitiche, si sta prolungando. Ancora sostenuta dai prezzi dell'energia, l'inflazione è saldamente radicata nei prezzi alla produzione in molte economie (avanzate), poiché le imprese trasferiscono gli aumenti dei costi di produzione sui prezzi al consumo. La dinamica dell'inflazione non è uniforme in tutti i paesi: mentre l'inflazione di base è molto elevata negli Stati Uniti e nel Regno Unito, rimane contenuta nella maggior parte dei paesi dell'Eurozona, dove le pressioni inflazionistiche di fondo rimangono in media piuttosto contenute. Tale eterogeneità si traduce ovviamente in politiche monetarie divergenti tra le due sponde dell'Atlantico (e della Manica!), con un impatto sostanziale sui mercati finanziari e, con ogni probabilità, sui flussi internazionali di capitali. Infatti, mentre la BCE rimane in una posizione di attesa e ha annunciato che i suoi acquisti di attività non si fermeranno nel prossimo futuro, la Banca d'Inghilterra ha già aumentato i tassi a dicembre. Sorpresa dalla recente impennata dell'inflazione e accusata dalla maggior parte degli osservatori di restare indietro, la Fed ha improvvisamente ribaltato la situazione e ha lasciato intendere un aumento imminente dei tassi, con altri in arrivo nel corso dell'anno, provocando una stretta monetaria in alcuni paesi emergenti, in particolare quelli che subiscono pressioni al ribasso sul tasso di cambio e forti esigenze di finanziamento esterno. La Cina sembra rappresentare un'eccezione in questo contesto, poiché le autorità pubbliche hanno deciso di allentare la politica monetaria per dare respiro al settore immobiliare e stabilizzare l’economia, il cui rallentamento potrebbe trasformarsi in una sorta di atterraggio duro.

Nel 4° trimestre 2021, in un contesto ancora incerto, Coface ha apportato poche modifiche alle proprie valutazioni di rischio, a seguito delle ondate di riclassificazioni dei trimestri precedenti. In totale, sono state aggiornate quattro valutazioni rischio paese, inclusa la Danimarca (A1), e due declassate. In termini di rischi settoriali, Coface ha aggiornato dodici valutazioni, in particolare nell'industria della carta e del legno, dove i prezzi rimangono favorevoli, e ha effettuato cinque declassamenti, principalmente nel settore energetico in Europa, dove i fornitori sono particolarmente colpiti dall'impennata dei prezzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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