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30/09/2016
Rischio Paese e Studi economici

Settore auto in Francia: diminuisce il rischio a breve termine ma si prevedono importanti cambiamenti

  • Il settore auto raggiunge la categoria dei migliori rischi
  • Il ritorno dei clienti privati sul mercato dell’auto spinge le vendite di nuovi veicoli la cui crescita è prevista al 5,6% nel 2016
  • Rischi da monitorare a più lungo termine, alla luce del crollo del valore aggiunto francese
  • L’internazionalizzazione della produzione e della R&S sembra inevitabile

Il settore auto è considerato poco rischioso nel breve periodo 

Il 2016 si preannuncia meno rischioso per la filiera automobilistica francese. Dominato da professionisti e imprese, questo mercato è ora sostenuto dai consumi delle famiglie che ritrovano fiducia, grazie al calo della disoccupazione e alle nuove modalità di finanziamento. Tra gennaio e luglio, le vendite di veicoli nuovi sono aumentate; Coface prevede una crescita del 5,6% nel 2016, seguita da una più contenuta, tra l’1,5% e il 2,5%, nel 2017.

Per queste ragioni, l’automotive francese rientra nella categoria di "rischio basso", nonostante alcune riserve sulla fragilità dei produttori di componenti di secondo e terzo livello. Finora, su dodici settori analizzati solo due (l’auto e la distribuzione) sono stati riclassificati a breve termine.

Si intensifica l’internazionalizzazione forzata

Più in generale, l’industria automobilistica francese è ad un punto di svolta. Il paese possiede risorse innegabili in termini di ingegneria, di standard di vita e di capacità di adattamento al cambiamento, ma sta perdendo competitività. In Francia, il valore aggiunto del settore è crollato del 29% tra il 2008 e il 2014 mentre quello dell’industria, nel complesso, è aumentato del 3%. Per i produttori di componenti, ciò si spiega anche con l’erosione dell’attivo della bilancia commerciale. I costruttori hanno dovuto abbassare i costi unitari per veicolo, tagliando posti di lavoro e salari e bloccando le assunzioni, per far fronte a un calo delle vendite sul mercato domestico e alla conseguente sottoutilizzazione delle fabbriche.

La strategia di internazionalizzazione adottata da un numero crescente di aziende darà una risposta a queste difficoltà? 

In effetti, con un mercato ristretto e composto principalmente da veicoli di fascia bassa, la Francia non riesce a fornire i livelli di redditività richiesti. Spinte dal dinamismo delle vendite di auto nel mondo, soprattutto nei paesi emergenti, le imprese internazionalizzano il portafoglio clienti. Per esempio, i produttori di componenti di primo livello che hanno saputo riprendersi, hanno ora un margine operativo dell’ordine del 7,8%, superiore ai costruttori di due punti percentuali.

Altra tendenza da prendere in considerazione: i costruttori e i produttori di componenti stanno istituendo dei centri di R&S nei mercati a basso costo, dopo la fase di delocalizzazione della produzione o assemblaggio. La maggior parte di questa attività si concentra in Francia, ma a lungo termine, il trasferimento delle attività di R&S verso i paesi emergenti potrebbe intensificarsi. Il fattore principale alla base di questo fenomeno è la comparsa di cluster auto locali, che riuniscono i costruttori, i produttori di componenti e i subfornitori specializzati nella logistica, nell’ingegneria e nell’informatica.

 

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Antonella VONA

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