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15/12/2017
Pubblicazioni economiche

Francia: il settore biologico è condannato a rinunciare ai suoi principi?

Francia: il settore biologico è condannato a rinunciare ai suoi principi?

L’industria agroalimentare si confronta con varie sfide in Europa, tra cui quella - centrale – di ripartire il valore creato. Per reagire e rispondere alla necessità di garantire un’alimentazione sana, sicura e sostenibile, il governo francese ha organizzato dal 20 luglio al 30 novembre 2017 gli Stati generali dell’alimentazione. Lo sviluppo del settore della produzione agricola di origine biologica sembra essere una delle strade privilegiate, con il mercato in piane espansione in Francia e nel mondo. La Francia è il terzo mercato mondiale del biologico (5,9 miliardi di euro nel 2015, pari al 7 % del mercato totale; Coface ritiene che raggiungerà 8 miliardi circa nel 2017), dietro Stati Uniti (40 miliardi nel 2015, più del 40 % del totale) e Germania (11%) e appena prima della Cina, del Canada e delle altre maggiori economie europee.

Ma l’offerta francese sembra rispondere a stento a questa domanda dinamica, dato che il 29 % dei beni è importato. Questo sbilanciamento potrebbe suggerire che sono troppo poche le imprese passate al biologico in Francia. Tuttavia, in questo studio evidenziamo la solidità delle imprese dei comparti più orientati al biologico rispetto alle altre. In effetti, secondo il nostro modello, un aumento del 10% della quota bio nella produzione totale di un comparto corrisponde ad una riduzione dell’11% delle insolvenze d’impresa nello stesso comparto.

In tale contesto, l’aumento dei rendimenti, attraverso l’innovazione o l’estensione delle superfici coltivate biologiche, è una questione cruciale. Come del resto quella della distribuzione da parte dei punti vendita specializzati storici, che di fronte alla maggiore concorrenza dovranno far evolvere i propri schemi organizzativi. Poiché il mercato dei prodotti bio è un formidabile vettore di crescita, gli attori della grande distribuzione non si accontentano più di semplici lanci di prodotti bio a marchio proprio, ma aprono punti vendita 100% bio, in risposta all’espansione della quota di mercati dei distributori specializzati dall’inizio del decennio. A tali sfide si aggiunge la questione dell’eventuale finanziamento del comparto da parte dei mercati, e in particolare il futuro dei sussidi a favore della produzione biologica. Infine, la crescita dei consumi di prodotti bio porterà necessariamente ad un cambiamento del settore, interpretabile sia come adattamento che come rinuncia ai suoi principi originari.

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