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05/02/2024
Pubblicazioni economiche

Barometro rischio paese e settoriale 4° trimestre 2023

Barometro rischio paese e settoriale 4° trimestre 2023

2024, UN ANNO CRUCIALE

Impegnativo, ricco di avvenimenti, movimentato, decisivo, cruciale... Negli ultimi mesi non sono mancati gli aggettivi per descrivere l'anno appena iniziato. Dopo un 2023 piuttosto turbolento, rivelatosi migliore del previsto, il 2024 si preannuncia tanto decisivo quanto incerto. Mentre le tensioni geopolitiche si intensificano a livello internazionale, in un contesto di antagonismi e rivalità strategiche sempre più forti, oltre 60 elezioni nazionali - presidenziali e/o legislative - caratterizzeranno l'anno, in un contesto politico e sociale a dir poco deteriorato. Anche se non è detto che si verifichi il peggio, come il 2023 ha dimostrato, il cammino della Storia è molto lungo e la vittoria delle democrazie liberali è tutt’altro che definitiva. In breve: l’unica certezza che abbiamo, alla fine, è quella di avere sorprese.

In tale contesto, l'equazione macroeconomica si regge chiaramente sugli equilibri (geo)politici. Pertanto, lo scenario centrale di Coface, che prevede ancora un atterraggio per l'economia globale (+2,2% dopo il +2,6% del 2023), è più simile a un crinale di montagna che a un viale di città. I rischi associati sono molti, alcuni dei quali vertiginosamente al ribasso. Dopo aver chiuso l'anno in bellezza, i mercati finanziari, ancora convinti di poter avere una perfetta disinflazione, si sono progressivamente ricreduti, pur restando ancora troppo compiacenti.

Per non parlare delle interruzioni delle catene di approvvigionamento, tornate sotto i riflettori dopo gli scioperi nel Mar Rosso, o del rischio sempre più elevato di estensione del conflitto in Medio Oriente; pertanto, ad oggi non c'è alcuna garanzia che la battaglia contro l'inflazione sia stata vinta. Per lo meno non nel lungo periodo e, ovviamente, nemmeno nel breve, malgrado il rallentamento in corso dell'economia globale.
Con un'inflazione di fondo raddoppiata rispetto al target delle banche centrali nella maggior parte delle economie avanzate, la sfida per il 2024 sarà quella di vedere se la stretta monetaria in atto da oltre 18 mesi sarà sufficiente per
percorrere l'"ultimo miglio" e riportare l'inflazione al 2%. E mantenerla a quel livello.

Ad ogni modo, salvo imprevisti, il contesto dei tassi di interesse a cui gli attori - famiglie, imprese e governi - si erano abituati negli ultimi quindici anni è ormai definitivamente tramontato. Sebbene il volume del debito da rifinanziare aumenterà gradualmente, ci sono tutte le ragioni per credere che la chiave di svolta della politica monetaria non sarà la frequenza dei sinistri, e che la tendenza all'aumento delle insolvenze che abbiamo registrato da oltre un anno continuerà. Questo continua a essere il principale rischio endogeno dello scenario centrale, ovvero che il circolo virtuoso che finora ha unito insolvenze basse, mercato del lavoro resiliente e risparmio delle famiglie, venga sostituito da un circolo vizioso che combina un'accelerazione delle insolvenze, un incremento della disoccupazione, un marcato rallentamento dei salari e, in questo contesto, un aumento del risparmio delle famiglie. In ultima analisi, tutto ciò ha un impatto ancora più forte sulla domanda, nonostante il calo dell'inflazione. Alla luce di quanto sopra, abbiamo modificato 13 valutazioni paese (12 riclassificazioni e 1 declassamento) e 22 valutazioni settoriali (17 riclassificazioni e 5 declassamenti), che riflettono un netto miglioramento delle prospettive, seppur fragile, in un contesto che rimane altamente instabile e quindi incerto.

 

 

 

 

 

 

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