Insolvenze in Francia: oltre 22.000 casi

Il mese di gennaio 2021 conferma il suo trend in termini di insolvenze d’impresa il cui numero si è ridotto del 38% nell’arco di un anno. Sebbene la crisi economica e le restrizioni sanitarie abbiano colpito in modo disomogeneo i settori, il numero di insolvenze è notevolmente diminuito in maniera uniforme in tutti i settori, compresi quelli fermi da diversi mesi (bar, discoteche, ristoranti, hotel, palestre). Anche le imprese più piccole, solitamente più vulnerabili in tempi di recessione, hanno registrato una diminuzione del numero di insolvenze. Unica eccezione: il numero di insolvenze delle imprese con fatturato superiore ai 100 milioni di euro annui è addirittura sceso da 8 nel 2019 a 21 nel 2020, incluse le quattro aziende più importanti nel settore dell'abbigliamento. Le ripercussioni in termini di occupazione sono limitate, con 126.000 posti di lavoro persi, il livello più basso dal 2006.

La natura atipica di questa crisi e l'entità senza precedenti delle misure di sostegno da parte del governo hanno interrotto almeno temporaneamente il legame tra attività economica e insolvenze. Coface ha quindi integrato le principali misure di sostegno alle imprese (disoccupazione parziale, prestiti garantiti dallo Stato, Fondo di solidarietà) nel proprio modello di previsione dei fallimenti. Tenendo conto di queste misure e del calo del fatturato per settore, in Francia il numero delle insolvenze sarebbe dovuto aumentare del 6,5% nel 2020. Pertanto, secondo il modello di previsione Coface, nel 2020 si sarebbero dovute registrare in Francia quasi 54.000 insolvenze, rispetto alle 31.490 procedure effettivamente avviate lo scorso anno. Sebbene sia difficile prevedere con precisione quando si concretizzeranno queste 22.500 insolvenze "nascoste", si prevede un processo graduale entro il 2022, con il progressivo ritorno alla normalità dell’attività e l’eliminazione delle misure di sostegno. Sempre secondo il modello Coface, il numero di insolvenze nascoste in Francia è stimato a 8.600 nel settore delle costruzioni, 3.000 in hotel e ristoranti, 1.800 nelle vendite al dettaglio, 1.500 nell'industria manifatturiera, 1.200 nei servizi alle imprese e quasi 800 nei trasporti.