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06/03/2018
Pubblicazioni economiche

L’industria automobilistica in Messico: venti contrari provenienti dal nord

L’industria automobilistica in Messico: venti contrari provenienti dal nord

L’industria automobilistica messicana ha conosciuto nel 1993 una forte crescita in seguito alla firma del NAFTA, l’Accordo nordamericano per il libero scambio. L’importanza del settore è cresciuta, passando dall’1,5% del PIL e l’8,5% della produzione manifatturiera al 3% del PIL e al 18% della produzione manifatturiera nel 2015. Attualmente il Paese è il settimo più importante produttore di autoveicoli nel mondo e il più grande in America Latina (dopo aver superato il Brasile nel 2014). Tuttavia, la performance favorevole dell’automotive non è avvertita in maniera positiva da tutti. Fin dall’inizio della campagna elettorale nel 2016, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha costantemente attaccato il NAFTA, accusando l’accordo di essere all’origine del deficit commerciale degli Stati Uniti con il Messico (71,1 mld di dollari nel 2017) e della perdita di posti di lavoro. L’industria automobilistica è uno dei punti oggetto della negoziazione, e non a caso: il trasporto e i relativi componenti rappresentano circa il 13,9% delle esportazioni totali statunitensi verso il Messico e il 33,7% delle importazioni totali statunitensi dal Messico. In generale, è il settore con il maggiore disequilibrio commerciale negli Stati Uniti.

A dicembre 2017, dopo un anno dalle elezioni presidenziali americane, Coface ha declassato la valutazione dell’industria automobilistica messicana da “rischio moderato” a “rischio elevato”, dovuto in parte all’esposizione del settore ai potenziali cambiamenti del NAFTA.
Le rinegoziazioni dell’accordo, iniziate ad agosto 2017, sono state estese almeno fino alla fine del primo trimestre 2018. L’attuale accordo stabilisce che i veicoli finiti devono contenere il 62,5% dei componenti provenienti dai paesi partner allo scopo di limitare i dazi doganali. Nel corso delle rinegoziazioni, gli Stati Uniti hanno chiesto che questa quota venga aumentata all’85% di cui il 50% garantita a produttori americani. La richiesta è stata fermamente respinta da Canada e Messico, così come dai produttori del settore in ciascuno dei tre paesi, i quali sostengono che l’85% non sia sostenibile.

L’esito finale delle negoziazioni potrebbe essere rinviato al 2019, soprattutto considerando il calendario elettorale messicano e quello statunitense di quest’anno. Le maggiori conseguenze ricadono sugli investimenti, attualmente sospesi. Coface ritiene che lo scenario più probabile sia il raggiungimento di un accordo commerciale che preservi le relazioni commerciali transfrontaliere e gli investimenti tra i tre paesi.

Anche se l’accordo dovesse decadere, esistono ancora alcuni fattori (come la fluttuazione libera del tasso di cambio e l’elevata integrazione tra le industrie dei due paesi) che potrebbero attenuare l’impatto negativo sull’industria automobilistica messicana. Inoltre, se gli Stati Uniti si ritirano dall’accordo, le relazioni commerciali tra i due paesi saranno regolate dalla Clausola della nazione più favorita del OMC in vigore fino al 1994. Le esportazioni messicane verso gli Stati Uniti avrebbero in media un tasso del 3,5%, mentre quelle statunitensi avrebbero un tasso medio messicano del 7,1%. I politici messicani dovrebbero cominciare a guardare oltre il NAFTA, focalizzandosi sui problemi interni al paese che riducono l’attrattività del paese in termini di investimenti (come la debolezza dello stato di diritto, l’elevata corruzione e l’aumento della criminalità).

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