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06/03/2015
Rischio Paese e Studi economici

L’America Latina indebolita dal calo dei prezzi del petrolio

L’America Latina indebolita dal calo dei prezzi del petrolio

L’America Latina è uno dei maggiori produttori di materie prime e il recente crollo dei prezzi del petrolio pesa sui paesi della regione in diversi modi. Quali sono i paesi che potrebbero beneficiare del calo dei prezzi a livello internazionale, e perché altri ne risentono? 

I prezzi del petrolio hanno registrato un calo vertiginoso negli ultimi mesi, passando da un picco di 114,81 dollari il 20 giugno 2014 a 48,47 dollari il 28 gennaio 2015 (grafico 1). Questa contrazione del 57,8% si spiega con l’aumento della produzione mondiale, unitamente a un calo della domanda. Per quanto riguarda l’offerta, il recente sviluppo del petrolio di scisto negli Stati Uniti ha aumentato la produzione nel paese raggiungendo il livello più alto negli ultimi 30 anni. Parallelamente, la domanda proveniente dalla Cina, primo consumatore mondiale di petrolio con il 12% del consumo globale, è diminuita in seguito al rallentamento della crescita cinese. La decisione da parte dell’OPEC dello scorso 27 novembre di mantenere invariata la sua produzione ha contribuito ad alimentare la pressione al ribasso sui prezzi. Questa decisione dell’OPEC ha lo scopo di scoraggiare gli investimenti nei nuovi giacimenti di petrolio di scisto, riducendo così la loro redditività relativa. 

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L’impatto sull’America Latina dipende da per quanto il calo dei prezzi del petrolio si protrarrà e varia a seconda dei diversi paesi della regione.

Il Venezuela è il più colpito. Ogni calo dei prezzi del petrolio pari a 10 dollari riduce la bilancia commerciale del paese del 3,5% del PIL. Tenendo conto dello status di esportatore netto di petrolio, la Colombia e l’Ecuador rappresentano rispettivamente il secondo e il terzo paese più sensibili al crollo dei prezzi del petrolio.

Al contrario, Cile, Argentina, Brasile e Perù beneficiano del calo grazie alla bilancia commerciale, nonostante l’aumento dei prezzi possa influire, a medio termine, sui progetti di investimento energetici dell’Argentina e del Brasile.

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Le previsioni per Colombia, Cile e Argentina

«Nel 2015 la crescita in America Latina dovrebbe accelerare. Coface prevede che il PIL della regione aumenterà del 2,3%. Malgrado il miglioramento delle prospettive, la dinamica è considerata ancora debole, soprattutto a causa dell’effetto del calo dei prezzi del petrolio e di quello della stagflazione registrata in Brasile. Sarà quasi improbabile assistere a breve termine all’accelerazione dell’economia brasiliana, che rappresenta una parte importante dell’attività in America Latina», spiega Patricia Krause, economista di Coface per la regione America Latina.

In Colombia, l’attività dovrebbe rimanere solida. La crescita sarà trainata dal mercato domestico, principalmente grazie agli investimenti nelle infrastrutture e nell’edilizia sociale e dai consumi delle famiglie. L’inflazione si è stabilizzata al 3,7% nel 2014, superando l’obiettivo intermedio della Banca Centrale (3%). La recente diminuzione dei prezzi del petrolio porta a un peggioramento dei termini di scambio, che influiscono sulla sua valuta e comportano di fatto una pressione al rialzo sui prezzi.

In Cile, l’economia ha rallentato dopo l’ultimo trimestre 2013 e ha registrato il tasso di crescita più basso dal 2009 nel terzo trimestre 2014 (+0,8% da un anno all’altro). Questa evoluzione si spiega essenzialmente con il calo dei prezzi del rame, che influiscono sulla bilancia commerciale e i progetti di investimento. Le esportazioni rappresentano il 27% del PIL cileno e sono costituite per metà da materie prime minerali. Anche la riforma fiscale emanata a fine settembre 2014 ha contribuito al deterioramento della fiducia da parte delle imprese.

L'Argentina continua ad attraversare un periodo difficile. Nel 2014 l’attività ha subito una contrazione, l’inflazione rimane prossima al 40% (secondo fonti non ufficiali), si osserva una mancanza di riserve di cambio e la questione della ristrutturazione del debito non è ancora risolta. Coface prevede una contrazione del PIL del -1,5% nel 2014, e del -1% nel 2015, a causa del calo dei consumi delle famiglie, associato a un alto livello di inflazione, dial peggioramento delle condizioni di impiego e al pessimismo per il futuro.

Focus sui settori importanti

  • Industria mineraria in ile 

Il rame conserverà la sua posizione dominante ma lo scenario è incerto. L’industria mineraria è il principale pilastro dell’economia cilena. Il Paese è il primo produttore di rame (all’incirca un terzo della produzione mondiale) e produce anche oro, argento, molibdeno, ferro e carbone. Il rame rappresenta il 50% delle esportazioni cilene e il 15% del suo PIL. L’incremento dei costi di produzione potrebbe anche mettere a rischio le performance del settore.

  • Edilizia in Colombia

Contrariamente alle prospettive negative dell’industria petrolifera, il settore delle costruzioni offre delle opportunità in un contesto di crescita forte e infrastrutture insufficienti. Dopo alcuni anni, la Colombia registra performance solide, e così anche il settore locale delle costruzioni. Quest’ultime costituiscono infatti uno dei punti forti dell’economia colombiana.

  • Industria automobilistica in Argentina

Il peggioramento dell’economia influisce sul settore più importante dell’economia argentina. L’Argentina è il terzo mercato automobilistico più importante dell’America latina e è il 23° costruttore di auto mondiale. L’auto rappresenta circa il 5% del PIL argentino e il 20% della produzione industriale nazionale. Tuttavia l’attività si è rivelata deludente nel 2014, soprattutto a causa delle difficoltà economiche che il paese sta attraversando e del loro impatto sulla fiducia e il potere d’acquisto delle famiglie.

 

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Antonella VONA

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