Panorama America Latina: perché le esportazioni di prodotti manifatturieri sono ancora deboli?

Fino al 2014, le esportazioni dell’America Latina sono state spinte dalla grande domanda cinese di materie prime e dall’aumento del loro prezzo a livello internazionale. Le abbondanti risorse naturali del paese hanno trainato i risultati economici durante il periodo favorevole per le materie prime, facendo della regione il principale fornitore di prodotti di base, in particolare per la Cina. Si è comunque assistito ad un incremento delle pressioni sui tassi di cambio in numerosi paesi della regione. Di conseguenza, il settore manifatturiero risulta molto più esposto alla concorrenza internazionale rispetto al settore primario. La produzione è stata accantonata in favore delle importazioni per far fronte all’aumento della domanda interna. I paesi dell’America Latina non sembrano in grado di competere con i paesi a basso reddito in ragione della produzione di beni poco sofisticati ma anche con quelli avanzati per l’alto valore aggiunto dei prodotti e dei servizi tecnologici.

Questo Panorama analizza la performance delle esportazioni manifatturiere latino americane dal 1995 al 2015, spiegando per quale motivo sono rimaste deboli malgrado il forte peggioramento dei tassi di cambio registrato da metà 2014. Sono stati esaminati dati su sei principali paesi (Brasile, Messico, Argentina, Cile, Perù e Colombia) che insieme rappresentavano nel 2015 più del 90% delle esportazioni manifatturiere totali nella regione. Al recente crollo dei prezzi delle materie prime è seguito un forte deprezzamento delle principali valute latino americane. Il real brasiliano, il pesos argentino, cileno e colombiano e il nuevo soles peruviano hanno subito tutti un deprezzamento in termini nominali. Questo dovrebbe dare un contributo maggiore alla spinta delle esportazioni manifatturiere, facendo diminuire i prezzi e aumentando la competitività. Nonostante questo vantaggio, i paesi non sono riusciti nella ripresa dei redditi dalle vendite estere, suggerendo che l’influenza dell’evoluzione nei tassi di cambio sulle esportazioni manifatturiere in America Latina è piuttosto limitata.

La seconda parte della pubblicazione si concentra su altri fattori (oltre alla mancanza di dinamismo nella crescita globale, che ha generato una domanda estera più debole) che potrebbero aver influenzato la perfomance debole delle esportazioni manifatturiere. Questi altri fattori che potrebbero aver ostacolato la competitività includono: elevati costi di manodopera, scarsa qualità delle infrastrutture e un numero insufficiente di accordi commerciali. Complessivamente, i paesi non hanno saputo cogliere il vantaggio del periodo favorevole per le materie prime e implementare le riforme necessarie. Ora rimangono importanti sfide, ma le entrate del governo sono diminuite. Si prevedono grandi problemi per le esportazioni manifatturiere: i) il prezzo competitivo non genererà ricavi significativi, a causa dell’incremento dei tassi di cambio e nessuna diminuzione dei costi di manodopera; ii) non si prevede una crescita vigorosa per l’attività globale nell’immediato futuro, quindi la domanda per i prodotti manifatturieri sarà limitata; iii) superare la carenza di infrastrutture sarà difficile, alla luce degli scandali di corruzione e dell’assenza di un quadro normativo ben definito; iv) il protezionismo è in aumento a livello globale e lo sviluppo degli accordi commerciali con le principali aree commerciali sembra impossibile.

In sintesi, dal momento che le esportazioni manifatturiere non sembrano registrare una ripresa, il commercio non sarà il principale contributore alla crescita dell’economie latino americane nei prossimi anni. Di conseguenza, la crescita nella regione rimarrà debole e Coface prevede una contrazione del PIL pari allo 0,5% nel 2016, seguita da una ripresa marginale dell’1,2% nel 2017.

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