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31/05/2016
Pubblicazioni economiche

Insolvenze d’impresa in Francia: la ripresa è finalmente in atto?

Insolvenze d’impresa in Francia: la ripresa è finalmente in atto?

La ripresa è finalmente iniziata? È la domanda che ci si pone dopo un inizio 2016 segnato da una serie di indicatori favorevoli per l’economia francese. Ma dopo tante false partenze, e altrettante speranze infrante nel 2009, è opportuno rimanere cauti.

Alcuni segnali invitano all’ottimismo: nel 1° trimestre la crescita ha subito un’accelerazione e, non solo grazie ai consumi delle famiglie. Gli investimenti delle imprese, infatti, sembrano ripartiti e quest’anno, per la prima volta dal 2012, contribuiranno positivamente all’economia.

Il miglioramento dei margini delle imprese, grazie alla debolezza dei prezzi del petrolio e le misure del governo per ridurre i propri margini, sembrano aver portato i loro frutti. Le insolvenze d’impresa sono in netto calo e dovrebbero diminuire del 3,2% per l’intero anno. Questa tendenza si nota per le imprese di qualsiasi dimensione e di tutte le regioni (salvo Ile de France e Centro).

Unico elemento negativo: nella maggior parte dei settori, le imprese esportatrici (eccetto chimica e aeronautica) risentono del rallentamento della domanda proveniente dai paesi emergenti. Questo contesto piuttosto favorevole si traduce anche in una mitigazione dei rischi settoriali: sei settori su dodici studiati (auto, costruzioni, farmacia, chimica, distribuzione e trasporti) sono stati riclassificati da Coface, mentre il tessile-abbigliamento è l’unico a essere declassato.

Il settore dei trasporti su strada, su cui si focalizza il Panorama, è un buon riassunto della dinamica attuale della crescita francese (prevista all’1,6% quest’anno, e all’1,3% nel 2017): dopo tanti anni difficili, oggi le imprese beneficiano sia degli effetti del calo dei prezzi del petrolio sia di un miglior orientamento dei consumi delle famiglie. Considerando l’economia nel complesso, se le insolvenze d’impresa diminuiscono e le nuove imprese aumentano, persistono delle debolezze strutturali. In effetti, a medio termine il settore rimarrà contratto da alcune lacune in termini di competitività sul prezzo, mentre l’eventuale rimessa in causa degli accordi di Schengen avrà un impatto negativo ma comunque moderato (che stimiamo allo 0,4% del valore aggiunto) sull’attività della filiera.

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SOMMARIO

  • Parte 1: situazione macroeconomica
  • Parte 2: insolvenze d’impresa
  • Parte 3: rischio settoriale
  • Parte 4: Focus sul trasporto su strada

 

 

 

 

 

 

 

 

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