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06/06/2017
Pubblicazioni economiche

Come se la caveranno le imprese britanniche di fronte alla Brexit?

Come se la caveranno le imprese britanniche di fronte alla Brexit?

Un anno dopo il “sì” in favore della Brexit, vissuta come un trauma, è arrivato il momento per il Regno Unito di accelerare l’uscita dall’Unione Europa (UE). Il Primo Ministro Theresa May voleva ampi spazi di manovra convocando elezioni legislative anticipate l’8 giugno.

Dopo un anno le imprese britanniche hanno risentito di questa decisione?

Bisogna constatare che l’attività del paese e delle imprese è stata globalmente risparmiata, malgrado gli investimenti abbiano mostrato segnali di indebolimento. Unico shock da evidenziare: il forte deprezzamento del tasso di cambio effettivo reale della sterlina nel secondo semestre 2016, che ha favorito poco l’attività delle imprese esportatrici ma ha pesato sui costi all’importazione.

Nonostante la crescita mostri segnali di indebolimento, soprattutto per quanto riguarda i consumi privati, la resilienza delle imprese durerà? In termini di visibilità, oggi le imprese non sono poi così avanti rispetto a un anno fa. La strada è ancora lunga prima che il Regno Unito perda il suo voto europeo ad aprile 2019, nell’ipotesi che le negoziazioni terminino nei tempi stabiliti…Il cammino sarà insidioso e le imprese britanniche seguiranno attentamente l’evoluzione delle negoziazioni dal momento che i risultati del braccio di ferro tra Regno Unito e UE cambieranno in parte le regole del gioco.

Le imprese infatti dovranno affrontare numerose sfide. Nel breve periodo, la domanda domestica ridotta o l’aumento dei costi peseranno sull’attività. Nel lungo periodo, la debolezza degli investimenti, già percepibile, dovrebbe aumentare con un calo di attrattività del paese agli occhi degli investitori esteri; in più le politiche commerciali e migratorie dovrebbero diventare più restrittive.

In quale misura questi shock colpiranno le imprese britanniche? Questo studio fornisce delle risposte prendendo in considerazione diversi scenari ed esamina, in particolare, l’impatto negativo di un calo dei flussi migratori con l’UE sulla crescita; nel 2019 sarà intorno ai 0,3 punti percentuali, secondo Coface, nel caso di una Brexit “moderata” e 0,6 punti percentuali nel caso di uno scenario estremo. A livello globale, settori come quello della distribuzione, dell’agroalimentare o dell’auto saranno penalizzati nei prossimi cinque anni. Al contrario, quello energetico o la farmaceutica dovrebbero resistere di più.

In questo contesto incerto e mutevole, le imprese non avranno altra scelta che adattare le proprie strategie. Non bisogna però dimenticare che il Regno Unito rimane una destinazione attrattiva e che la Brexit non è che un fattore tra altri nella visione di lungo periodo delle imprese. Inoltre, le politiche pubbliche potrebbero anche giocare un ruolo di ammortizzatori. Poiché questo contesto incerto sembra diventato la norma, la flessibilità resta la parola d’ordine per le imprese.

  • Panorama-Brexit
    Dopo il referendum: una resilienza apparente per le imprese britanniche?
  • Post Brexit: la flessibilità delle imprese di fronte agli shock multipli
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Antonella VONA

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