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06/11/2015
Pubblicazioni economiche

Brasile – nessuna soluzione rapida per la crisi

Brasile – nessuna soluzione rapida per la crisi

Il Brasile è cresciuto nell’ultimo decennio, grazie al boom dei prezzi delle materie prime e dei forti consumi da parte delle famiglie. Il paese ha resistito alla crisi del 2008-2009, grazie alla liquidità fornita dalle banche pubbliche. Il ratio del credito totale sul PIL è aumentato in maniera significativa nei 6 anni, dal 2008 al 2014, passando dal 39,7% al 54,7%. Inoltre, i tassi di interesse di riferimento del Selic sono crollati al loro livello minimo storico al 7,25% a ottobre 2012.

Tale miglioramento delle condizioni del credito è in perfetta sinergia con la classe media emergente nel paese. Anche se, il trend positivo non ha interessato l’offerta. L’industria è diventata fortemente vulnerabile alle importazioni, per le infrastrutture deboli e costi elevati di produzione. Tali debolezze sono associate principalmente alla forza lavoro del paese dal momento che i salari sono cresciuti ben al di sopra della produttività.

Il governo ha cercato di contenere l’emorragia dell’industria riducendo temporaneamente le tasse sui settori più a rischio. Si è rivelata solo una misura palliativa, insufficiente per sostenere l’attività, figurarsi per spingere gli investimenti. Negli ultimi anni, l’attività ha perso ritmo poiché il modello di crescita del Brasile, basato sui consumi, si è esaurito e i prezzi delle materie prime sono crollati. Nel 2014, era evidente che la maggior parte dei cambiamenti al modello economico necessitavano di essere implementati – nonostante le elezioni presidenziali previste in ottobre dello stesso anno. Nel 2014, la crescita del PIL si è attestata a un timido 0,1% a causa dell’inflazione repressa (energia e prezzi del petrolio artificialmente bassi) e dell’aumento della spesa pubblica (+1,3%).

Il 2015 è cominciato con la fine del secondo mandato presidenziale di Dilma Rousseff. Ha vinto le elezioni ma ha affrontato una battaglia ancora più difficile: controllare l’inflazione e il marcato peggioramento dei conti pubblici. Finora il governo ha fallito nel miglioramento dei fondamentali economici.  Nei primi di settembre, Standard & Poor ha declassato il Brasile a livello “junk” (spazzatura). Anche Coface ha rivisto al ribasso la valutazione rischio paese, da A4 a B (grafico 1). Le motivazioni che portano a questa decisione saranno esaminate nel dettaglio nella prima parte del panorama. La seconda parte di questo aggiornamento del barometro settoriale evidenzia gli effetti della recessione, con un’analisi settore per settore. Tale informazione è basata sull’analisi di Coface delle performance finanziarie delle imprese in diverse industrie, evidenziando dove i rischi sono cresciuti e dove sono rimasti stabili. Imprevedibilmente, nessun segmento ha registrato miglioramenti. Tre industrie – auto, costruzioni e acciaio – sono state declassate da rischio elevato a rischio molto elevato.

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SOMMARIO:

  • Economia in declino senza ripresa in vista
  • Barometro settoriale
  • Conclusioni

 

 

 

 

 

 

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