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17/04/2015
Rischio Paese e Studi economici

Due nuove revisioni del rischio settoriale dovute al calo del prezzo del petrolio

Due nuove revisioni del rischio settoriale dovute al calo del prezzo del petrolio

Il recente crollo dei prezzi del petrolio comporta delle conseguenze per il rischio credito delle imprese nel mondo. Tra i 14 settori analizzati da Coface, si distinguono un grande perdente e un grande vincente, le cui valutazioni sono riviste al ribasso o al rialzo.

Il perdente: l’energia nordamericana risente del disequilibrio della domanda e dell’offerta

Dopo un netto miglioramento del rischio settoriale in Nord America a fine 2014 (revisione di tre settori a «rischio debole»: tessile-abbigliamento, trasporti e chimica), Coface risponde al calo dei prezzi del greggio, declassando il settore dell’energia a “rischio medio”. La produzione di petrolio di scisto e quella di greggio continuano ad aumentare, i costi invece sono stati dimezzati dall’estate 2014, provocando così un eccesso di offerta rispetto alla domanda. 

Gli impianti di stoccaggio a Cushing, i più importanti degli Stati Uniti, hanno raggiunto il livello di saturazione pari al 77% delle loro capacità a fine marzo 2015. Poiché i costi di estrazione di queste tipologie di petrolio non convenzionali sono elevati (tra i 50 e i 70 dollari in media al barile), le spese di investimento stanno diminuendo, colpendo gli imprenditori dell’industria petrolifera. Così, licenziamenti e fusioni-acquisizioni hanno avuto luogo allo scopo di far nascere sinergie in un’ottica di riduzione dei costi.

«Il Nord America è particolarmente colpito dal calo dei prezzi del greggio che minaccia la fattibilità dei numerosi progetti di investimento legati al petrolio di scisto. Sebbene l’aumento del rischio non sia omogeneo, a seconda che ci si posizioni a monte o a valle della filiera, la situazione grava su tutti i suoi componenti poiché il prezzo del greggio determina i margini sia dei produttori sia degli operatori. Così, “i grandi” assistono al calo della redditività, che colpisce la loro relazione con gli appaltatori, i quali a loro volta, risentono dei tagli agli investimenti stabiliti dai “grandi” che necessitano di un ritorno sugli investimenti», commenta Guillaume Baqué, Economista di Coface.

Il vincitore: l’industria chimica europea riacquista competitività

Se c’è un settore che beneficia particolarmente del calo dei prezzi del petrolio, è quello la chimica in Europa. Questo consente di ridurre il divario di competitività con l’industria americana (valutata come “rischio debole”) e di ristabilire i margini. Anche il deprezzamento dell’euro, che favorisce le esportazioni chimiche europee, contribuisce in maniera positiva. In Francia, le performance del settore sono migliorate significativamente, con un aumento del +1,9% delle vendite nel 2014 nelle esportazioni e nel mercato domestico. Tenendo conto di questi segnali positivi, Coface riclassifica l’industria chimica europea a “rischio medio”.

Altri settori beneficiano di questa tendenza in atto, ma non sono soggetti a revisione. È il caso del trasporto marittimo i cui costi di produzione sono diminuiti. Tuttavia, sembra prematuro il miglioramento della sua valutazione dal momento che il rallentamento economico in Cina pesa sulla domanda. Un altro settore potenzialmente avvantaggiato è l’industria automobilistica europea che prosegue la sua ripresa, rappresentata da molti mesi consecutivi di aumento delle immatricolazioni.

 

Tabella 1
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